Lettera 7 (Prima Serie)

Introduzione

CARI AMICI,

iniziamo il nuovo anno nel segno della speranza, come si addice a dei cristiani che ripongono in Dio tutta la loro fiducia e lavorano con pazienza ed umiltà a stimolare la nascita dell’uomo nuovo in sé stessi e nei fratelli.

L’anno che ci siamo lasciati alle spalle ha registrato nella Chiesa di Roma fermenti e segni di una realtà in movimento. Noi, per quel poco che siamo stati capaci, abbiamo colto questa vitalità, cercando di rendere partecipi delle nostre scoperte tutti coloro che sapevamo in qualche modo desiderosi di capire e di riflettere. Nell’anno che comincia ci proponiamo semplicemente di continuare su questa strada, augurandoci che il dialogo con coloro che ci leggono si accresca e si arricchisca, cosicché ne vengano copiosi frutti per tutti.

In questo numero portiamo avanti il discorso sulla celebrazione del Sacramento del matrimonio a Roma, dedicando ampio spazio alla problematica scaturita dalla regolamentazione data dal Vicariato a detta celebrazione.Crediamo di contribuire in questo modo ad un ripensamento sul significato dei Sacramenti nella vita della Chiesa e ad una riproposizione di modi e forme idonee ad assicurare una migliore comprensione ed una più matura adesione.

In attesa di riprendere il problema dei baraccati, come ci siamo proposti commentando la lettera al Sindaco di Roma dei ragazzi della scuola 725, riportiamo una piccola bibliografia sul fenomeno delle baracche a Roma.Raccomandiamo tale bibliografia, che ci è stata fornita da un giovane amico che lavora in mezzo ai baraccati, a tutti coloro che desiderano acquisire una conoscenza del problema non superficiale, né falsata dalle ricorrenti interpretazioni interessate.

Ci preme segnalare, seppur brevemente, la visita del Papa alla parrocchia di S. Agapito al Predestino la mattina di Natale, in quanto si tratta di uno degli atti da lui compiuti come Vescovo di una Chiesa locale ed, in quanto tale, avente per noi un particolare significato.Ci riserviamo di commentare ampiamente il fatto in uno dei prossimi numeri.

Diamo infine notizia dell’avvenuto incontro del 20 dicembre u.s. promosso da Raniero La Valle e dagli amici di “Lettere ‘69”.Di tale incontro, animato da un interessante dibattito e conclusosi con uno stimolante intervento di Raniero La Valle, riporteremo nel prossimo numero la relazione introduttiva presentata da Gianfranco Solinas a nome de “la tenda”.

A tutti gli amici inviamo molti fraterni saluti ed auguri per il nuovo anno.

gli amici de “la tenda”

Il Sacramento Del Matrimonio A Roma (2)

2) I due documenti del 1968/69. In quel piccolo mondo che abbiamo delineato nel punto 1) il Cardinale dell’Acqua ha voluto mettere ordine. Diamo subito riconoscimento al suo coraggio e, a nostro vantaggio, prendiamo la conferma che la situazione era veramente grave se si impose subito al neo-vicario come bisognosa di intervento. Ed ecco i due documenti più su citati: le “norme” e il “comunicato per l’applicazione”.

Il primo, “le norme”, è un documento veramente dignitoso, in cui tutto è detto con equilibrio e con chiarezza, come si conviene verso cristiani che devono saper leggere. Ci si “vuol collocare nel contesto conciliare”, il matrimonio “non è solo un fatto privato dei singoli sposi”, “in modo particolare interessa la comunità locale, la parrocchia, che resta ancora l’espressione normale e primaria della cura d’anime” (notare di passaggio la notevole storicizzazione della parrocchia; si è già disposti a discuterne un superamento. Ammissione cauta ma non richiesta, quindi di valore). Si parla dei “parroci, i primi catechisti” , di “sollecitudini verso coloro che hanno maggiore esigenza di reclamarle perché più vicini a Cristo o nel dolore o nella povertà o per qualunque altro titolo umano… poiché se è lecito parlare di preferenza nella chiesa questa, sull’esempio di Cristo, deve essere riservata ai poveri”. Alla parte generale seguono 12 norme numerate che ripetono più puntualmente l’obbligo della catechesi presacramentale, la dignità della celebrazione per tutti, la discrezione nella predisposizione degli addobbi.

Quattro norme sono rilevanti per il come regolarsi in materia di danaro, e comportano in vero qualche indecisione

(6) “Il rettore della chiesa avrà cura che ogni cerimonia nuziale, indistintamente, nell’addobbo, nell’apparato e nello svolgimento abbia quella dignità e proprietà che conviene al Sacramento a letizia degli sposi e di quanti partecipano alla sacra funzione”.

(7) “In ogni caso anche quando in speciali circostanze comportassero una maggiore solennità, l’ostentazione del lusso, dello sfarzo, della profanità, deve essere bandita dalla celebrazione”…

(9) “Nell’intento di garantire ad ogni cerimonia nuziale la conveniente solennità e di soddisfare agli oneri della chiesa, è indicata, nell’espressione massima, l’offerta di lire 20.000 per la celebrazione del matrimonio in altra chiesa.”

(10) “All’offerta suddetta corrisponde ogni servizio di ufficio e di ministero, dalle pratiche prematrimoniali in parrocchie e in vicariato fino alla celebrazione nuziale nella forma stabilita al (6). In essa è compreso anche un contributo per le opere diocesane”.

Si può discutere sul particolare della definizione di un prezzo per il Sacramento (norma 9, ma la norma 11 ricorda ai sacerdoti che si può anche rinunciare ad esso), sul rimando un po’ oscuro della norma 10 alla norma 6 (è possibile allora una “offerta” diversa per forme diverse da quella del n.6 ?) e sull’eccezione aperta dalla norma 7 (le speciali circostanze), ma il tutto, per il denaro e per il resto, è abbastanza dignitoso e discretamente chiaro. Chi vuole intendere intende.

E le norme concludono:

(12) “Le presenti norme esaminate con i rappresentanti del Collegio dei parroci e degli Istituti religiosi di Roma e sottoposte all’approvazione del Santo Padre, diverranno obbligatorie dal 1°gennaio 1969”.

Il pastore ha parlato; tutto è a posto, no?

La reazione delle pecorelle alle “norme” pubblicate è violenta. Non ci sono manifestazioni di piazza o gente che alza la voce ; non è nello stile. Ma si forma uno schieramento di persone avvezze all’arte di interpretare documenti e che mostrano di essere ben sicure di sé; si presentano da tutte le parti (parroci, rettori delle chiese nuziali, uffici del vicariato, ditte commerciali) i motivi che consigliano eccezioni e norme più larghe, si ipotizzano i casi particolari con lo scopo persino palese di ingarbugliare la matassa. Dinanzi al cardinale si palesa il groviglio quasi inestricabile della prassi matrimoniale romana.

Noi torneremo sulle componenti reali della situazione romana.

Ora seguiamo solo la genesi del secondo documento.

Naturalmente le “norme” emanate sono sufficientemente generali da poter essere trascurate. Quindi tutta la parte riguardante la preparazione dei sacerdoti, delle parrocchie e degli sposi alla realtà del sacramento che si deve celebrare, vista la mancanza di obblighi tassativi, viene rapidamente approvata e … cestinata. La lotta si concentra intorno alla parte finanziaria e particolarmente intorno alle norme 6-9. Si pone anzitutto il problema di chi riscuoterà la somma stabilita: nessuno rinuncia alla sua parte ( parroco, chiesa, celebrante, vicariato ), ma si trova comoda un’unica esazione e ognuno ha motivi perché sia l’altro a riscuotere. Buon segno : un po’ di pudore sopravvive ancora. Poi si cerca uno spiraglio per superare la norma delle 20 – 40.000 lire . Presto fatto. La norma 10 prevede infatti che tale somma garantisca il servizio previsto dalla norma 6. Ma la norma 6 dice solo che si deve garantire dignità e proprietà al Sacramento. Nessuno potrà negare che un sacramento sia dignitoso anche in una chiesa semioscura, silenziosa e disadorna. Quindi basterà tanto per richiedere 20 – 40.000 lire e tutto il di più entrerà nelle “ speciali circostanze” che nella norma 7 ci si era lasciati sfuggire!

Il gioco è tanto scoperto, esplicito, che il cardinale è costretto ad emanare il secondo documento, il “ Comunicato per l’ applicazione”. Preparato in gran fretta viene inviato ai parroci in data 18 dicembre 1968 ( = Applicazione I ) e quindi ripubblicato con modifiche il 15 febbraio 1969 ( = Applicazione II ).

Notiamo anzitutto che il comunicato riguarda solo l’aspetto economico della celebrazione nuziale. La lingua batte dove il dente duole; evidentemente di tutto quanto detto dal Cardinale nelle Norme, al clero dolgono poche cose. Questa riduzione al contenzioso è già una sconfitta. L’attenzione del vescovo viene spostata di forza su “un” argomento e tutto il resto viene trascurato.

Ed anche noi, per il momento, prendiamo la stessa via riducendoci a seguire il secondo documento.

La corda che in esso risuona è di molto più bassa. La coscienza della complessità della materia e il timore quasi di aver sbagliato misura traspaiono da un procedere più rattristato : “ le norme pur attentamente ponderate non presumono di prevedere e risolvere tutte le possibili situazioni e difficoltà : comunque, proposte ad esperimento, sono suscettibili di quelle modifiche che appariranno opportune “. “ Le norme mirano a stabilire in questa materia piuttosto complessa, una disciplina più ordinata e uniforme ( non una disciplina ordinata, ma solo più ordinata, nota di redazione )”. Perciò si danno “ alcune istruzioni e precisazioni “. E dopo queste poche righe seguono 17 paragrafi ( Applicazione I ) o 20 ( Applicazione II ) che significativamente iniziano con le parole : “ In adempimento delle norme 6 e 9 …”

Il paragrafo 1 tenta subito di arginare la riduzione della cerimonia da 20 – 40.000 lire al di sotto di un minimo tollerabile di prestazioni e dice : “ In adempimento delle norme 6 e 9 , per ogni cerimonia nuziale, indistintamente … dovrà predisporsi, come minimo richiesto da esigenze di proprietà e di decoro : un inginocchiatoio per gli sposi, coperto da un drappo; due poltrone o poltroncine per gli sposi; quattro sedie o poltroncine per i testimoni; un tappeto normale ; qualche vaso di fiori sull’altare; una conveniente illuminazione del presbiterio; paramenti festivi per il sacerdote; possibilmente suono d’organo o d’harmonium “. E meno male che “ de minimis non curat praetor “.

Questo paragrafo ha due meriti; primo : rivela che erano da temersi offese alla persona ancora peggiori; secondo : fa esplicitamente della quota massima (20 – 40.000 lire ) prevista dalla norma 9 una quota minima, facendola corrispondere appunto a ciò che si deve fare come “ minimo richiesto da esigenze di proprietà e di decoro”. Infatti il paragrafo 2 dice : “L’offerta indicata, nella sua espressione massima dalla norma 9 si riferisce alla celebrazione nuziale nella forma sopra descritta”.

E il di più ? Dice il paragrafo 3 : “ quando in circostanze particolari ( la norma 7 parlava di “circostanze speciali”, nota di redazione ) l’apparato superasse i limiti, fermo sempre l’obbligo rigoroso di bandire ostentazioni di lusso, di sfarzo e profanità, le spese relative sono a carico degli sposi. “ Naturalmente nell’ampio contesto nel quale navighiamo non possiamo dare valore all’inciso “ fermo sempre l’obbligo …!!”. Il fatto sostanziale è che il cerchio è definitivamente chiuso e siamo al punto di partenza. Ognuno fa quel che vuole e si paga le spese da sé. In più, su un piatto d’argento, è arrivato un dono insperato : una tassa minima, abbastanza alta, dalla quale partire per giustificare richieste ancor più alte ( “ se per tanto poco il Vicariato stabilisce lire 40.000, comprenderete che …” e testimoniamo che questo si dice nelle migliori sacrestie ).

Il cedimento del Comunicato di applicazione rispetto alle norme e persino alla prassi precedente le norme appare in un altro particolare : il paragrafo 5 ( che si trova solo in Applicazione II ) stabilisce che i matrimoni possano susseguirsi solo ad intervalli di un’ora e mezza. Un precedente ordine stabiliva due ore di intervallo contrastando l’uso di un matrimonio all’ora. Non è una piccolezza : con quell’unica misura il Cardinale Traglia aveva dimezzato il numero dei matrimoni delle “ chiese speciali “.

Il Comunicato di applicazione regola poi minuziosamente l’esazione e la spartizione della tassa. Sarà la chiesa dove si celebra il matrimonio a riscuotere per tutti e a ridistribuire tramite l’ufficio amministrativo del vicariato ai singoli interessati ( così il paragrafo 7 di Applicazione II ; diversamente da Applicazione I che prevedeva una riscossione ancora distinta presso ogni singolo ufficio parrocchiale o di curia ; ma vedremo quasi subito il risvolto di questo miglioramento ) .

L’applicazione, paragrafo 6, specifica come vadano intese le tasse di lire 20.000 e 40.000. Presso la propria parrocchia lire 20.000 al massimo ( sempre per quel minimo di prestazioni, s’intende ), ma i parroci possono chiedere di meno : così quelli che rifiutano offerte o chiedono poco possono farlo senza contravvenire alla legge, bontà sua. E’ la contestazione legalizzata. Presso altre chiese : lire 40.000 tassativamente ( non meno ! neppure per quel minimo di prestazioni : qui non si teme contestazione e si vuole evitare la doppia contabilità, visto che il 35% della somma va, come vedremo, agli altri interessati).La chiesa celebrante risponde cioè sempre per 40.000 lire a matrimonio. Altro invito quindi a salire alle quote più alte dove c’è invece zona franca, ma grave colpo, questa quota fissa, alle chiese dove si chiedeva meno ( e ce n’erano alcune ) e che devono accedere senza discutere al malcostume legalizzato.

Il paragrafo 8 dell’ applicazione indica le percentuali che spettano agli uffici interessati sulla somma incassata ( esemplifichiamo sulla somma di lire 40.000 ) 10 % al vicariato ( £ 4000 : ricordiamo che prima del 1968 erano 1000 ), 20% alla parrocchia che fece la pratica e diede delega ad altra chiesa ( £ 8000, erano prima 3000 o 5000 ), 5% alla parrocchia nel cui territorio sta la chiesa in cui si celebra il matrimonio ( £ 2000, un’inspiegabile tassa che sta veramente bene a Roma, capitale dei diritti casuali ).

Questa si che è una legge che non scontenta nessuno!Ed in questa forma, ridotta al puro aspetto finanziario, con il gonfiamento delle spettanze di tutti, con la semplificazione della esazione, la legge è stata puntualmente,religiosamente applicata dal 1° marzo 1969 a gloria della Santa Chiesa di Roma e ad edificazione delle anime.

Porteremo in questa sede a conoscenza dei nostri amici un particolare non irrilevante riguardante il 10% di spettanza del Vicariato e dichiarato dall’Applicazione, paragrafo 8, “ per le opere diocesane”; fino al 1968 il contributo di £ 1.000 per l’archiviazione della pratica veniva attribuito all’Ufficio matrimoni del Vicariato, fornito di amministrazione propria ( ma unita a quella ben più consistente del tribunale per le cause matrimoniali); su tale somma ovviamente si indirizzava l’attenzione dell’ufficio amministrativo vero e proprio del Vicariato, già privato di altre amministrazioni solide (la Preservazione della fede, l’ufficio catechistico,…). Già in sede di Sinodo, l’Amministrazione generale aveva ottenuto riconoscimento alle sue richieste, ma senza un seguito reale. La resistenza dell’ufficio matrimoni non aveva permesso all’amministrazione generale di mettere le mani sulle somme della tassazione sui matrimoni; la necessità di fornire immediatamente l’attrezzatura per l’accentramento, la contabilità, la tesorizzazione, la redistribuzione delle quote ha permesso finalmente all’amministrazione generale di entrare nel giro delle tasse matrimoniali.Delle 4.000 £ “per le opere diocesane” 1.000 andranno ancora all’ufficio matrimoni per le spese di archiviazione e controllo delle pratiche, ma l’amministrazione generale tiene ormai i cordoni della borsa, e 3.000 £ a matrimonio costituiscono il nuovo gettito che l’amministrazione del Vicariato trae da questa che doveva essere una “collocazione della chiesa di Roma nel contesto conciliare”.

3) Passiamo al terzo punto: situazione dopo i due documenti. La rilevazione che pubblichiamo qui di seguito è stata compiuta dai giovani di una parrocchia romana che, a due a due, si sono presentati come futuri sposi in alcune chiese della città, durante l’estate 1969. E’ stata proprio la loro lettera a suscitare in noi l’esigenza di uno studio più completo, quello che abbiamo abbozzato nei punti precedenti e che contiamo di proseguire più oltre. Diamo qui atto ai ricercatori di aver agito come si deve, portando a parlare i fatti. La loro esposizione conferma puntualmente quanto abbiamo scritto più su.

Dice lo scritto ricevuto:” a Roma, se si eccettuano, fra le chiese più belle e più alla moda, quelle di S. Costanza (tariffa minima per la celebrazione del matrimonio £ 70.000, S. Bonaventura (t. m. £ 49.000), S. Giovanni e Paolo (t.m. altare laterale £ 70.000;

altare maggiore £ 120.000), S. Sebina ( t.m. £ 50.000), S. Anselmo (t.m. £ 60.000), le altre sono tutte attestate secondo le norme, su una tariffa minima di £ 40.000.

“Ci siamo tolti la curiosità, girando in coppie di giovani di età matrimoniali, di fare una piccola inchiesta, per appurare come vengono rispettate, in alcune chiese di Roma, le disposizioni relative alla celebrazione di matrimoni: ci sembrava infatti che il problema non fosse stato affatto risolto”.La preparazione è scarsa o nulla, la celebrazione rispetta i canoni del ricevimento mondano, l’ostentazione del lusso, dello sfarzo, della profanità” non è stata affatto bandita dalla celebrazione.

“Abbiamo visitato 22 chiese: non sono molte, ma erano state scelte con cura.

“In quasi tutti i casi, il primo approccio è stato di carattere economico; di che si può parlare infatti se non ci si conosce?

“Prima la tariffa minima, poi gli addobbi, spesso di colore differenziato, quindi i fiori e il fotografo: uscendo si aveva un po’ l’idea di quanto ci sarebbe effettivamente costato sposare in questa o in quell’altra chiesa.

“Sarebbe troppo lungo riportare i risultati completi della nostra piccola ricerca, ma alcuni prezzi è bene dirli e precisare, ad esempio, che spesso nella tariffa non è compreso l’addobbo particolare,a colori secondo le preferenze, che va pagato a parte, come a S. Andrea (£ 10.000), S. Alessio (£ 28.000), S. Saba (£ 20.000), S. Sebastiano (£ 10.000), S. Francesca Romana (£ 25.000).Ma la valvola di sicurezza per gonfiare le tariffe, sono i fiori, che spesso occorre acquistare da un fioraio di fiducia della chiesa.

“Riportiamo alcune indicazioni sulla spesa extra, per la voce fiori, da acquistare presso il fioraio “accreditato”:

S. Martiri Canadesi da 30.000 a 55.000

S. Agnese 70.000

S. Costanza da 50.000 a 200.000

S. Bonaventura da 30.000 a 60.000

S. Sebastiano da 25.000 a 50.000

S. Alessio da 50.000 a 70.000

S. Anselmo 50.000

S. Apostoli 200.000

S. Francesca Romana 60.000

N. S. del Sacro Cuore 40.000

S. Giovanni a Porta Latina da 45.000 a 80.000

S. Gregorio al Celio 45.000

“Il n°4 delle norme di applicazione dice: “La scelta del fotografo è parimenti lasciata alla libertà degli sposi, salva l’osservanza della norma 8”. La norma n°8:”Eventuali riprese fotografiche si facciano con discrezione, senza disturbare il rito sacro, in conformità alle indicazioni date dal parroco o dal rettore della chiesa al fotografo, che gli sarà stato prima presentato”.

“Gli sposi sono esplicitamente “invitati” a servirsi del fotografo “convenzionato”, nelle chiese di S. Agnese, S. Costanza, S. Sebastiano, S. Apostoli, S. Maria in Ara Coeli, S. Cosma e Damiano, S. Giovanni a Porta Latina, S. Gregorio al Celio.(Tali fotografi sono infatti “di fiducia” delle chiese).

“Forse non si è scoperto molto con questa piccola indagine, tranne che il prezzo medio per celebrare il Sacramento in una di queste chiese è di circa 100.000 £, che

il discorso con i promessi sposi da parte del sacerdote è esclusivamente un discorso in cifre ed infine che, se l’intenzione era quella di mettere un po’ di ordine in questa materia nella chiesa di Roma, ci si è completamente illusi.”

A questo frutto di paziente ricerca di un gruppo di giovani aggiungiamo un secondo luminoso documento che stenteremmo a credere vero se non lo avessimo tra le mani.

Ditta X, Roma (senza data, pervenuto nell’estate 1969)

Al reverendo parroco di Y

Oggetto: riprese cine-foto

percentuale 20% alla Parrocchia

Reverendo Parroco,

ci permettiamo segnalarLe che a Roma, via…….tel….., un modernissimo impianto di laboratorio Cine –foto per riprese a colori, permette di consegnare agli sposi un verop e proprio film in mm.8 oppure Super 8della loro cerimonia , con le loro parole, quelle del sacerdote e la musica dell’organo. Il film completo a colori con parole e musica risulta di metri 60 e costa £ 60.000. Tutta la ripresa viene effettuata con la massima discrezione, senza arrecare il benché minimo disturbo alla cerimonia.La sua collaborazione ci sarebbe estremamente gradita, consigliando in tal senso gli sposi, tanto più che S.E. il Cardinale Vicario di Roma ha devoluto ai Parroci la facoltà di avere in chiesa un fotografo di fiducia, onde eliminare i fotografi non invitati, sia quelli invitati ma eccessivamente invadenti (allegra interpretazione della norma n°8 che prevedeva solo un colloquio preventivo tra parroco e fotografo n.d.r.).Naturalmente questo Suo benevolo interessamento ci permetterà di offrire alla Sua Parrocchia il

20% della somma anzi detta, cioè £ 12.000. Somma che verseremo regolarmente nelle Sue mani al momento di iniziare la ripresa ( tra galantuomini, fidarsi è bene…n.d.r.).

Ella avrà modo di notare la nostra serietà e correttezza, fin dalla prima volta che vorrà

indirizzarci degli sposi desiderosi di essere ben serviti.

Per ulteriori informazioni passerà quanto prima da lei un nostro incaricato.

Come si vede neppure la legislazione più accomodante è servita a calmare insaziabili voracità e l’impudenza degli speculatori non ha trovato alcun freno.

Pubblichiamo ora le “ Norme per la celebrazione dei matrimoni “ nella basilica di

S. Pietro in Vaticano:

Omissis

4. Tariffe:

Cappella Coro e del SS. Sacramento Grotte Vaticane Cappella

Ufficio Parrocchiale £ 29.000 £ 20.000 £ 20.000

Celebrante 10.000 8.000 10.000

Organista 5.000 – –

Cantore 3.000 – –

Addobbo 3.000 – –

———— ———– ———-

£ 50.000 30.000 32.000

 

Non mancano preoccupazioni pastorali così indicate:

AVVERTENZA

Gli sposi che desiderano benedire le loro nozze nel massimo Tempio della Cristianità siano animati dall’intenzione di:

onorare il Principe degli Apostoli, S. Pietro;

essere fedeli alla Chiesa a al Suo augusto Capo, successore di S. Pietro;

vivere santamente la loro vita domestica, secondo Dio creatore, legislatore e

invocando la protezione di Maria SS.ma Sposa e madre perfettissima.

Invero, a completamento del quadro e consolazione dobbiamo dire che il Vicariato ha favorito in ogni modo la creazione di un centro per la preparazione dei fidanzati e per i problemi famigliari. Ai corsi che sono in svolgimento partecipa un totale di circa 200 coppie di futuri sposi, distribuiti nelle 6 parrocchie di Roma sedi del corso.

Rari nantes in gurgite vasto!

(continua)

Bibliografia Sul Fenomeno Delle Baracche A Roma

 

Riportiamo la breve bibliografia sul problema delle baracche romane che abbiamo richiesto ad un amico impegnato a lavorare accanto ai baraccati e a studiare profondamente il fenomeno.

Borghetto Prenestino, Fosso di Sant’Agnese, Borghetto latini,Prato Rotondo,Acquedotto Felice crudeli testimonianze di una politica urbanistica ed economica criminale.

Penetrare a fondo i problemi dei borghetti e delle borgate di Roma significa soprattutto individuare e denunciare gli interessi speculativi che ne favoriscono la crescita.Ecco perché per comprendere il fenomeno dei baraccati nella sua vera dimensione si deve necessariamente conoscere la struttura urbanistica di Roma.

Questa breve bibliografia ragionata aiuterà coloro che lo desiderano ad apprendere alcune informazioni di base sul problema dei baraccati.Si tratta in sostanza di una introduzione, più che di un approfondimento. Chi desiderasse conoscere veramente ha una sola strada a disposizione: quella di dividere il destino dei baraccati lavorando accanto a loro.

Per un inquadramento generale del problema consigliamo:

  1. Mirabilia Urbis di Antonio Cederna – Einaudi 1964

Si tratta di una raccolta di scritti sull’urbanistica romana che coprono il periodo 1957-1964. In essa traspare chiarissima l’incapacità politica e l’ignoranza tecnica degli amministratori della città.C’è un paragrafo di poche pagine dedicato alle borgate. £ 4.000.

  1. Roma Moderna di Italo Insolera – Einaudi 1962

Questo libro copre le vicende edilizie della città negli ultimi cento anni. E’ forse l’opera più accurata pubblicata negli ultimi anni. Numerose parti sono dedicate ai problemi dei baraccati attraverso il tempo.E’ indispensabile per un buon inquadramento del problema. £ 1.000.

Trattano direttamente del problema dei borghetti e delle borgate:

1. Borgate di Roma Berlinguer-Della Seta – Editori Riuniti 1960.E’ uno studio un po’ frettoloso, ma abbastanza informativo.E’ anche l’unico volume dedicato esclusivamente al problema delle borgate. Esaurito.

2.Alloggi precari a Roma – è un’indagine statistica effettuata dal Comune di Roma nel 1957. Contiene diverse tavole statistiche relative alle condizioni ambientali dei baraccamenti di Roma. Assolutamente mancante la parte sociologica.

Si ottiene gratuitamente rivolgendosi all’Ufficio Statistico del Comune.

  1. Articoli di Corrado Antiochia su “ La critica sociologica” n° 7-8-9 £ 500 ciascuno.

N° 7 :le borgate, i borghetti e le baracche di Roma

N° 8 : vita economica e sociale di una borgata romana

N° 9 : vita scolastica e culturale di una borgata romana.

Si tratta di uno studio condotto con una notevole serietà e sufficiente per chi vuole avere delle informazioni generiche.

  1. Articoli di autori diversi su “Sette Giorni”

N° 119 N° 120 N° 121 £ 150 ciascuno.

  1. Articoli sulla rivista “Caritas”.Gennaio 1968 – Aprile 1968 – Agosto 1968-Novembre

1969. Tra tutte le opere citate è indubbiamente quella più scadente. Anche l’indagine è fatta con metodi notevolmente criticabili.

  1. Indagine del Comune di Roma 1968 /1969.Sarà pronta nella seconda metà di febbraio 1970. Non è possibile stabilire fin d’ora se i criteri adottati siano tali da rendere i risultati attendibili. Un’anticipazione di 2 pagine in “Notiziario statistico mensile del Comune di Roma”, Febbraio 1969, pagine 11 –12 £ 250.