Lettera 44 (Prima Serie)

 

Cari amici,

il 10 giugno, domenica di Pentecoste e giorno d’apertura dell’anno santo come preannunciato, abbiamo realizzato il nostro incontro a S. Gregorio al Celio, sul tema “Il Giubileo biblico” con l’aiuto di Tommaso Federici, professore di Scrittura. Lo stesso giorno l’abate Giovanni Franzoni, nella basilica di S, Paolo fuori le mura, durante l’Omelia, ha detto fra l’altro: “Il Santo padre ci chiama a celebrare un Anno Santo reale: quindi sarebbe veramente una beffa pagare con visite alle basiliche, con dei “Padre Nostro” o “Ave Maria” ciò che noi dobbiamo come restituzione ai nostro fratelli, giacché – e questo è l’argomento della Lettera pastorale che nei prossimi giorni vi passerò – LA TERRA E’ DI DIO. Non è questo un tema secondario, no: è un tema ricorrente, è il tema della Bibbia”.

La lettera pastorale è stata pubblicata sul n. 53 di COM. Se qualcuno avrà difficoltà a procurarsi la rivista, potrà farlo tramite noi, scrivendoci due righe o telefonando. Vi consigliamo di leggere attentamente la lettera, che è scritta da un uomo che, con la sua scelta di povertà e di solidarietà con gli emarginati e gli sfruttati, ci insegna a vivere i valori più autentici dell’anno santo.

Un altro importante contributo ci viene da Roberto Sardelli, prete della Chiesa di Roma, che per molti anni ha lavorato tra i baraccati dell’Acquedotto Felice, portando avanti l’esperienza della “Scuola 725”. Anche i suoi appunti per una proposta sull’anno santo, apparsi su COM. n. 46 e che qui vi riportiamo, ci mettono in guardia da una celebrazione giubilare fatta di cerimonie esteriori e ci ricordano che siamo chiamati a compiere “frutti di conversione”.

Da queste due coraggiose prese di posizione ci sentiamo confortati nel nostro lavoro, teso ad approfondire significati e motivazioni dell’anno santo. L’abate Franzoni e d. Sardelli, per una coerenza di scelte, lasciano le loro comunità per un impegno nuovo. Certo non dimenticheremo i loro insegnamenti ed il grande contributo che hanno dato alla nostra chiesa locale, facendo esplodere problemi da lungo tempo incancreniti. Significato della vita monastica, esercizio della povertà, speculazione edilizia: intorno a tutto ciò molti sono stati costretti a riflettere per le loro prese di posizione, per il loro esporsi in prima persona.

Noi che da tempo andiamo riflettendo su questi problemi, sulle pagine del ciclostilato, ci spettavamo che prima o poi sarebbero diventati problemi “caldi”. A questo punto tutti siamo chiamati più direttamente in causa e, dinanzi all’evidenza delle denunzie, siamo necessitati ad uscire allo scoperto. E per agire con efficacia, dobbiamo in primo luogo fare un’analisi meno superficiale dei problemi con i quali dobbiamo misurare. Per la speculazione edilizia, in particolare, vogliamo raccomandarvi la lettura di un libro che consideriamo fondamentale per la comprensione storica delle vicende urbanistiche di Roma. Si tratta di “Roma Moderna” di Insolera, edito da Einaudi in edizione aggiornata. Ve lo presentiamo in questo numero de “La Tenda” e vi preghiamo caldamente di acquistarlo e di portarvelo dietro in vacanza, per una lettura meditata.

Ciò è necessario per uscire dal pressapochismo e dal genericismo che spesso caratterizzano i discorsi di tanti cristiani sui problemi gravissimi che meritano ben altra attenzione.

Prepararsi all’anno santo, secondo noi, significa anche conoscere meglio la realtà della nostra città, affinchè nella maggior consapevolezza, più limpida sia la nostra risposta di giustizia.

Con questo spirito vi auguriamo buone vacanze e vi salutiamo fraternamente.

 

Gli amici di “La Tenda”

 

Ai Frodati Il Quadruplo – (Appunti per una proposta sull’anno santo) – di Roberto Sardelli –

  1. Anno Santo.-

Mancano ancora due anni all’inizio dell’anno santo. Fin dall’antichità si cercò di stabilire una relazione tra giubileo cristiano e giubileo ebraico (Lev. 25, il –23 –28).

Quest’ultimo aveva lo scopo di ricordare in modo concreto al popolo di Dio queste verità:

  • Dio è il Signore di tutto e di tutti. Nessuna creatura può esercitare sulle cose o sulle persone un diritto perpetuo di proprietà.
  • Il fedele deve ricordarsi di vivere come pellegrino (Lev, 25, 23); di non attaccarsi a nulla e che non dicesse “sua proprietà” ciò che il Signore aveva consegnato a tutti gli uomini.
  • Niente diritto di proprietà inalienabile sulle persone o sulle cose. Se qualcuno avesse tentato di accumulare immobili o di concentrare manodopera ai fini dello sfruttamento, l’anno giubilare era l’occasione per restituire tutto agli antichi possessori e la libertà agli schiavi.
  1. Oggi.-

Oggi ci troviamo in una società che tutela con le leggi il latifondo industriale. Milioni di operai sono manipolati da sempre più pochi padroni. La chiesa di Roma non può modellare il suo comportamento sulla base di questa società. Essa si misura sull’unico metro che le è dato: il vangelo.

3) Che fare? –

Poiché in centinaia di anni essa ha accumulato beni spesso ricevuti in donazioni che erano dei veri e propri atti di rapina compiuti sul letto di ricchi moribondi, applichi a se stessa il vangelo. Ci troviamo nella condizione di Zaccheo (Lc. 19, 1 ss.). Siamolo fino in fondo: “Ecco o Signore, la metà dei beni la dono ai poveri, e se ho frodato qualcuno, gli rendo il quadruplo” (Lc. 19, 8).

4) Noi.-

 

Noi abbiamo frodato il povero da centinaia di anni. I santi hanno fatto anche un sacco di bene. Ma c’è questo che non possiamo accettare: le offerte si sono moltiplicate nelle nostre mani come i sassi in oro nelle mani di Mida.

Io non chiedo che di applicarci la misura evangelica: la metà ai poveri, ai frodati il quadruplo. Solo così al centro di questa chiesa non risuoneranno vani discorsi, ma la Parola di Gesù: “Per questa casa oggi è venuta la salvezza” (Lc.19, 9). L’attaccamento ai beni è segno che abbiamo smarrito il Signore.

  1. Fedeltà alla Parola. –

Ecco la migliore preparazione all’anno santo. Questi sarebbero i segni di una concreta conversione. Sarebbe il punto della salvezza e del perdono dei peccati. E’ ciò che cerchiamo. E’ ciò che vuole essere l’anno santo. Anno di grazia.

  1. Altra preoccupazione.-

 

Altra preoccupazione dei pontefici fu che i fedeli ritornassero “ben edificati dalla romana conservazione, e alle loro case ritornassero saldi nella religione”, Oggi la chiesa e la città di Roma non offrono questo spettacolo edificante. Noi non abbiamo da offrire che un’inflazione straordinaria di indulgenze e una visita turistica alle quattro basiliche.

  1. Convertiamoci.-

 

A nulla valgono le udienze di un papa diventato oggetto di consumo e numero di attrazione delle compagnie turistiche. “convertitevi!”, ci grida il Signore. (Mc, 1,15). Bisogna dare un colpo di virata a questa chiesa.

  1. Non indire l’anno santo.-

Davanti ad una città insipiente e ad una chiesa incapace di compiere “frutti di conversione” (Lc, 3, 8), l’unica cosa che dovrebbe essere subito fatta è impedire che tanta gente venga a deliziare le tasche degli speculatori. Il nostro vescovo dia a tutti i vescovi della chiesa la possibilità di indire ciascuno nella sua diocesi, fin dall’inizio, il giubileo. Ne spieghi anche i motivi come si fa tra fratelli. Intanto noi potremmo studiare il modo in cui ci si deve preparare ad una sacra celebrazione. Si dica chiaramente a tutti che la chiesa è una grande comunità di penitenti e non una sala cinematografica ove entra chi vuole e chi ha più denaro si sceglie il posto migliore.

  1. Ciò che ci deve essere a cuore. –

Sarebbe dannoso dar corso alla celebrazione per il solo motivo che essa è tradizionale. “le tradizioni create dagli uomini non possono sostituirsi alla Parola di Dio” (Mt. 15, 3). Quindi il problema è di vedere se siamo o no fedeli a questa Parola. L’organizzazione dell’anno santo può attendere. Può anche essere cancellata dal calendario.

Una Citta’ Tutta Da Scoprire.

Vogliamo questa volta porre all’attenzione di quanti si propongono una approfondita conoscenza della realtà urbana della nostra città il volume di Italo Insolera: “Roma Moderna” (un secolo di storia urbanistica).

Dopo una prima edizione del 1962, visto il largo favore col quale l’opera è stata accolta da quanti si interessano ai problemi di Roma, nel 1971 è apparsa una seconda edizione aggiornata che, senza apportare modifiche alla prima, continua l’analisi degli ultimi dieci anni di vicende urbanistiche.

La serietà dell’analisi storica è assicurata, oltre che dall’esperienza dell’autore, dalla citazione di documenti d’archivio inediti e di altre opere a carattere più tecnico che provano la verità di quanto è asserito; verità spesso scottanti che mettono in luce le grosse responsabilità della borghesia più retriva, appoggiata dalla miope politica del patriziato romano che venne ad avere in mano le leve del potere con la copertura più o meno latente di alcune responsabilità della chiesa.

Le riflessioni che il lettore è indotto a fare dalla lettura di tali documenti non possono far altro che spingerlo ad esprimere una quantità di giudizi negativi sull’operato di chi ha avuto in mano il mercato edilizio, portandolo altresì a rendersi conto del perché dell’esistenza di situazioni limite (e, purtroppo non uniche) quale è quella della Magliana descritta sulla lettera n, 38 del gennaio 1973.

Alla Magliana si è verificato l’assurdo che il Comune ha addirittura premiato il costruttore trasgressore della legge comprandogli un intero quartiere dove per l’ennesima volta sono state relegate le classi più umili della nostra città; ciò rientra in una logica che appare chiara alla luce delle informazioni che si possono trarre dal volume in questione. Nei 23 capitoli in cui il volume è diviso sono elencati e commentati i fatti salienti che hanno regolato la crescita di Roma dal 20 settembre 1870 in poi.

E’ cosa rimarchevole che nella situazione di immobilismo in cui giaceva lo Stato Pontificio nell’imminenza della capitolazione, fu un prelato, il monsignor De Merode, ad intuire i grossi affari che potevano nascere dal mutamento della situazione politica in una città che molto probabilmente diventata la capitale del Regno d’Italia.

Il De Merode, con l’urbanizzazione dei terreni sui quali ora si stende Via Nazionale, fiancheggiata dalla teoria di anonimi palazzi ottocenteschi, diede dunque il via all’attività speculativa che ha portato avanti la crescita della città. Contemporaneamente si andavano formando società nelle quali fu prevalente la partecipazione di capitali ecclesiastici.

Cosicchè la prima giunta di governo insediata dal Cadorna all’indomani della presa di Roma, composta da 6 nobili, 4 borghesi, 8 possidenti e mercanti di campagna, seppur avesse voluto programmare uno sviluppo della città, si sarebbe subito scontrata con interessi persistenti.

Da queste premesse si immagina facilmente quale sarà la storia urbanistica di Roma degli anni avvenire: allo Stato sfugge di mano la grande occasione per porre le basi di un giusto controllo del “regime delle aree”, nonché la possibilità di costituire un demanio pubblico da amministrare nel rispetto delle giuste aspettative degli abitanti di Roma vecchi e nuovi.

Su questi motivi si inserisce la storia della formulazione del piano regolatore del 1873, strumento già privo delle necessarie qualità tecniche appena nato, che, tra l’altro, permette di far salire da sette a settanta lire il mq. il prezzo dei terreni dei Prati (P.za Mazzini) in dieci anni; il Piano regolatore del 1883; le leggi speciali in favore dell’edilizia (e quindi dei costruttori); la storia della formazione della prima periferia con il conseguente distacco del proletariato urbano dalle sue principali fonti di lavoro (e conseguente embrionale apparizione del fenomeno della pendolarità); la storia dell’I.C.P. (Istituto Case Popolari) con la costruzione dei quartieri San Saba, Testaccio, San Lorenzo e Trionfale; la storia del ventennio fascista con i fatti emergenti costituiti dagli sventramenti dei tessuti urbani storici preesistenti e la conseguente e contemporanea nascita delle borgate come Acilia, S. Basilio, Prenestino, Gordiani, ecc.; il piano regolatore del 1932; la nascita dell’E.U.R.; la ripresa dell’espansione urbana nel periodo post-bellico sotto giunte comunali non più formate dalla nobiltà romana, ma nondimeno costituite centri di sottogoverno legati a potenti gruppi finanziari, che hanno continuato una politica di crescita della città il cui ultimo esempio è dato dal succitato quartiere della Magliana.

La sottile amarezza che si avverte tra le righe del testo fa talvolta spazio alla cronaca di interventi qualificanti e tuttora validi che pure hanno visto la luce in Roma, ma non sufficienti a recuperare le occasione ormai perse.

Il libro, che si legge con facilità ed è corredato da illustrazioni e tre piante di Roma di lettura pronta e sintetica, pone parecchi interrogativi in campo sia sociale che economico e politico. E’ inoltre possibile, ed è ciò che più da vicino ci interessa, rilevare in esso la posizione che la Chiesa di Roma ha via via assunto nei confronti dello sfruttamento più umiliante al quale sono state sottoposte le classi operaie durante la costruzione della grande Roma; ed è difficile cercare nel libro le ingerenze della chiesa senza spirito polemico nei suoi confronti, ma troppo evidenti emergono le sue responsabilità dalla lettura dei documenti contenuti nel libro per non rimanere ancora una volta addolorati nel constatare le gravi responsabilità di chi dovrebbe guidare il popolo di Dio e dargli la Sua pace, cioè giustizia. Il problema, che esula dalla semplice presentazione del libro, è di più vasta portata e presenta grosse implicazioni; ci ripromettiamo di porgere in futuro una serie di considerazioni riguardo all’importanza dell’ambiente in cui l’uomo si trova a vivere per quanto concerne i rapporti fra gli individui e la formazione di gruppi, ovvero delle Comunità di base.

Rileviamo inoltre che l’imminenza dell’anno Santo pone pressanti richieste di infrastrutture e servizi: ancora una volta Roma si troverà di fronte a delle occasioni da non perdere per riscattare l’oscuro passato.

Sarà nostra cura informarci e informarvi di ciò che avverrà e delle conseguenze che si avranno nella Chiesa locale.

Vi invitiamo di nuovo alla lettura del libro per meditare e approfondire la conoscenza della nostra città; ci auguriamo che tale lettura possa essere di stimolo per un impegno personale che sia svolto per il miglioramento delle relazioni umane e la giusta crescita delle comunità di quartiere nelle quali ci troviamo a vivere.

Il libro, in vendita in tutte le librerie a L, 2.000 è, ricordiamo, “ROMA MODERNA” di I, Insolera, edito da Einaudi.