Lettera 100 (Prima Serie)

Scelte Pastorali A Conpronto Ecclesiale

– La parrocchia di S. Agapito al Prenestino –

Nel settore Est della diocesi di Roma i preti che si riuniscono mensilmente con il vescovo ausiliare Giulio Salimei hanno preso in esame durante i due anni trascorsi 1978-79 la pastorale di alcune parrocchie del settore stesso. Tutto il corpo presbiterale del settore ha preso via via in esame la conduzione pastorale, di una singola comunità parrocchiale. L’angolo di osservazione è stato specificamente la prassi pastorale esercitata dai preti della comunità.

C’è stata esclusione, ci sembra di comprendere, delle specifiche scelte laicali insite nelle esistenze dei singoli cristiani della parrocchia, scelte che rappresentano la quasi totalità del vivere cristiano della comunità stessa. (Per intenderci: tolto quel che i laici fanno dal lunedì al sabato nella loro vita quotidiana non resta poi molto di “vita cristiana” da riesaminare…). Tuttavia l’esclusione di tutte le modalità laicali non impoverisce il valore del riesame delle modalità pastorali assunte dal clero nella conduzione della parrocchia. Esse mantengono, per quanto sempre collegate con le realtà più propriamente laicali, una loro specificità (liturgia, criteri per i sacramenti, uso del denaro offertoriale, …) Un riesame specifico è quindi ben legittimo.

Sono evidenti i vantaggi che sia il clero della parrocchia esaminata sia il presbiterio tutto scontavano dalla ricognizione avvenuta.

1) La parrocchia esaminata, o meglio la sua conduzione pastorale, ne risultava a) conosciuta da tutti, b) ricevendo rilievi o critiche da riconsiderare attentamente per non uscire dalla comunione ecclesiale, c) facendo entrare nel circolo delle idee della diocesi le soluzioni che aveva realizzato in sé e proposto nell’esposizione pubblica, d) certa della approvazione del vescovo, del presbiterio, della diocesi tutta, approvazione implicita nella eventuale pacifica conclusione dell’incontro.

2) Le altre comunità da parte loro a) esponendo francamente quel che a loro avviso sembra buono, meno buono, errato nel comportamento della comunità esaminata e quindi esprimendo il loro particolare carisma, b) avevano contribuito alla crescita o alla correzione della comunità in oggetto, c) a loro volta arricchendosi o immunizzandosi con l’aiuto di quanto avevano ascoltato, e) erano state anche costrette ad uscire allo scoperto con un segno non equivoco di comunione o non-comunione f) restando infine, vincolate al rispetto di una realtà comunitaria verso la quale, fatti i rilievi che si dovevano fare, avevano concluso con un segno di comunione g) sapendo tutti che tale recezione era condivisa dal vescovo anch’egli presente e partecipante.

Non è da tacere il valore comunionale, ecclesiale, del procedimento scelto dal settore Est della diocesi di Roma. Sarebbe dovuto bastare questo solo fatto a richiamare la nostra attenzione per una segnalazione positiva.

Si aggiunga sulla validità del procedimento ancora una menzione derivante dall’estrema diversificazione delle realtà parrocchiali di Roma, per molti diversi motivi orientate a prassi pastorali divergenti e spesso contraddittorie. Il metodo del confronto ecclesiale (che non ha nulla a che fare con ordini gerarchici da applicare con maggiore o minore fedeltà a seconda delle persone e delle situazioni), il metodo del confronto tra le situazioni di fatto con un giudizio successivo si rivela oltre che l’unico teologicamente corretto anche come l’unico possibile in pratica.

Il lavoro ha avuto una sua linea unificante nella presenza del vescovo e di tutto il presbiterio, ed anche in una serie di semplici ma impegnative domande poste sempre uguali a tutte le parrocchie:

1) quale pastorale?

2) quali basi teoretiche la fondano?

3) quali difficoltà o prospettive?

A detta dei partecipanti, l’esame di sette-otto parrocchie, ché tante se ne son potute verificare nelle altrettante riunioni mensili, hanno rivelato non solo le ben note differenze di partenza (parrocchie più o meno numerose, da tremila a quarantamila “anime”; apparati parrocchiali di strutturazione diversa, dal garage al complesso parrocchiale di quartiere; tradizioni varie e più o meno radicate) ma anche scelte pastorali divergenti e ispirate a principi spesso diametralmente opposti.

Non possiamo entrare nel lavoro comparativo tra le diverse costellazioni pastorali, dal momento che neppure nelle riunioni del clero si è superato il momento espositivo-illustrativo della singola parrocchia esaminata, anche se questo è stato approfondito abbastanza, ci hanno detto; e anche perché non disponiamo delle relazioni scritte.

Siamo però in grado di pubblicarne una. Si tratta della parrocchia di S. Agapito alla via Prenestina.

Si terrà conto nella lettura che:

– 1) si tratta piuttosto di tracce di esposizione che hanno guidato la presentazione orale fatta dal parroco;

– 2) si tratta di documenti che esprimono punti di vista del clero (quindi “clericali” nel senso non peggiorativo ma certo limitativo del termine. Perché anche sulla conduzione pastorale ci sarebbe tutto un versante riservato al riesame da parte dei laici);

– 3) Avvertiamo infine che abbiamo apportato sul testo alcune modifiche di impaginazione per rendere più spedita la lettura;

– 4) Commenti per ora nessuno. In attesa di ricevere da voi, per avviare, se opportuno, qualche approfondimento.

– 5) In La Tenda, 12, luglio-agosto 1970, pag. 2-5, pubblicammo due relazioni pastorali del clero parrocchiale di S. Agapito per gli anni 1968-69 e 1969-70. Potrebbe essere utile far riferimento ai punti di partenza di una pastorale per comprenderne meglio gli sviluppi fino allo stadio attuale.

– 6) Alla relazione aggiungiamo copia del Bilancio parrocchiale 1978. La sua lettura non è del tutto agevole per chi non abbia una conoscenza precisa delle condizioni generali della parrocchia stessa. Tuttavia sono di per sé evidenti la riduzione di tutte le entrate nella offerta domenicale durante la messa, la compartecipazione percentuale al Vescovo e ad opere del 3° mondo, la voce “poveri” che è la spesa più sostanziosa, quasi un quarto del totale, la piccola incidenza della voce “personale di servizio”, provvedendo i laici quasi a tutto, e della voce “clero”, provvedendo questi ultimi a loro stessi con il loro lavoro personale.

– 7) Il clero del settore Est ha accolto non senza riserve di merito la relazione e la concezione che vi è sottesa. Sostanzialmente si è preso atto di una conduzione pastorale dai contorni assai netti, a parere di molti troppo drastica nei confronti di una situazione che non si riesce a vedere tanto compromessa.

– Una voce discorde ha parlato fuori dell’assemblea del clero, in una forma abbastanza viscida.

Sul bollettino “Avvenire-Roma 7” di domenica 8 luglio ’79 è rimbalzata la presentazione della parrocchia di S. Agapito (ma non la pubblicazione del suo documento). E nel giro di poche righe si parla di “scelte suggerite dalla situazione particolare”, “si tratta di una esperienza nuova, e certamente provvisoria”, “Indubbiamente è una transizione, che sarà superata ovvero maturata”.

Parole grosse, ci pare, sulle quali è lecito sperare da Roma, qualcosa di più delle minacce che contengono.

(l’articolo di “Avvenire‑Roma 7” è riportato a pag. 8)

RELAZIONE SULLA PARROCCHIA DI S. AGAPITO

(Presentata all’Assemblea del Clero di Settore in giugno 1979)

PREMESSA: Descrizione dell’ambiente in cui è inserita la parrocchia.

Quartiere di media periferia. 14.000 abitanti.

Zona di urbanizzazione selvaggia anni ’60, palazzoni con centinaia di appartamenti, strade strette senza illuminazione, senza manutenzione e ridotte a senso unico.

La zona è caratterizzata dal Borghetto Prenestino – 1.000 famiglie – che vivono in baracche abusive, e da una numerosa comunità di zingari semisedentari.

La Parrocchia è sorta insieme al quartiere 20 anni fa, da prima alloggiata in un negozio, poi in un prefabbricato costruito su di un terreno in affitto.

Da undici anni (1968) la Parrocchia è stata affidata ad un gruppo di preti diocesani che in partenza si sono trovati d’accordo su alcuni punti d’impostazione pastorale. Col passare degli anni le posizioni si sono differenziate; ma riferisco solo la risultante del lavoro di undici anni.

  1. UOMO NON È LO STESSO CHE CRISTIANO. – Cristiano è chi segue Cristo e vive unito al Suo corpo che è la Chiesa. Quartiere non è la stessa cosa che Parrocchia. La Parrocchia è la riunione dei cristiani per la Messa della domenica.

Noi preti non ci rivolgiamo mai al quartiere come preti: non andiamo a benedire le case, non andiamo alle scuole elementari, non portiamo avvisi nei portoni, non facciamo feste e processioni per le vie, il Parroco non accetta la congrua. Ma ci rivolgiamo sempre ai cristiani, quando li vediamo la domenica e affidiamo loro la missione di servizio al mondo.

2) I SACRAMENTI SONO SEGNI DELLA CHIESA, FUORI NON HANNO SENSO.

I Sacramenti sono segni univoci, hanno un unico senso uguale per tutti (il Battesimo non può per alcuni essere solo la presentazione del neonato ai parenti).

Prendiamo atto che molti battezzati non vengono a messa la domenica: sono scomunicati, fuori della comunione, forse fuori della fede, certo fuori della Chiesa.

Per questo ci sembra necessario un discorso chiaro fatto di gesti più che di parole.

– Nei locali della Parrocchia non si fa altra attività che Messa e Catechismo.

– Tutti i Sacramenti vengono amministrati all’interno della Messa domenicale, chi non frequenta la Messa non ne ha diritto.

Per la chiarezza dei segni abbiamo tolto ogni forma di contaminazione fra Sacramenti e soldi. In occasione dei Sacramenti non si accettano né tasse né offerte. L’unica entrata della Parrocchia è la questua della Messa: offerte segrete, bilancio pubblico.

3) LA MESSA È L’ASSEMBLEA DEL POPOLO DI DIO, È IL CULMINE E LA FONTE DELLA VITA DELLA CHIESA. – Per questo vogliamo fare un passo avanti, non cerchiamo messe per categorie o per gruppi speciali o altre forme di assemblee, ma ogni sforzo è rivolto alla messa della domenica e tutto il popolo deve camminare insieme al passo dei più piccoli.

4) OGNI CRISTIANO È CONSACRATO COL BATTESIMO E CON LA CRESIMA – come membro vivo del corpo di Cristo, come figlio di Dio, e partecipe della missione sacerdotale, regale e profetica per la salvezza del mondo.

Per questo abbiamo evitato di costruire in parrocchia un mondo alternativo, quasi come riserva per fauna protetta, ma tutta la predicazione e il catechismo sono orientati alla missione e al servizio del mondo. “Voi siete il sale, la luce, il lievito” roba da mischiare nel mondo.

Anche noi preti cerchiamo di essere buoni cristiani; per questo non ci rivolgiamo al quartiere come preti, ma viviamo nel quartiere come cristiani; abbiamo scelto di lavorare, di abitare fuori del recinto sacro con i più poveri: i baraccati e gli zingari.

Questo non per secolarizzarci nel senso di essere uguali al mondo cioè senza fede, ma per vivere la nostra vera consacrazione e la nostra missione di servizio al mondo e insieme di guida nella Chiesa.

Tutti i cristiani battezzati e cresimati sono ugualmente consacrati. Se c’è fra essi distinzione non è di dignità ma è funzionale e in ordine al servizio della Chiesa.

A S. Agapito per ora ci sono questi ministeri: il Vescovo (per le cresime e nel canone della Messa), i preti, i “diaconi” per i poveri, i catechisti, gli amministratori, i ministri dell’eucarestia, i fabbriceri (cioè gli addetti alla cura del fabbricato), le pulitrici, gli ostiari.

Abbiamo scelto la strada dei ministeri per promuovere una maggiore partecipazione e impegno di tutta l’assemblea. Tutti questi collaboratori una volta al mese si riuniscono e trattano le questioni pastorali della parrocchia. (Questa relazione è stata portata a loro conoscenza).

5) LA MESSA È IL CULMINE E IL FONTE DI UNA VITA DI PREGHIERE E DI COMUNIONE CON DIO; ma dopo il concilio e soprattutto dopo la televisione, la preghiera del cristiano si riduce spesso alla sola messa della domenica, e come conseguenza, piano piano, si perde anche questa.

Per questo ci è parso necessario riscoprire l’ampiezza della preghiera e fra le varie forme da proporre in maniera privilegiata abbiamo scelto la più antica: i salmi, le lodi e i vespri. (Sacrosanctum Concilium cap. IV, n. 83).

Alla messa della domenica sempre tutta l’assemblea recita e medita qualche salmo, così alle riunioni di catechismo.

La liturgia feriale è una proposta e una scuola di preghiera e segue questo orario: Messa alle 7, lodi alle 8,45, Rosario o Via Crucis o adorazione alle 17, Vespri alle 18. Nella preghiera privata o familiare, molti cristiani leggono e meditano la Bibbia, alcuni recitano i salmi.

Per i catechismi piuttosto che insegnare tante cose abbiamo preferito insegnare chi è il Maestro: “uno solo è il vostro maestro”. Per questo, unico libro di testo è la Bibbia. Unico metodo la lettura e l’ascolto.

6) GUARDANDO VERSO IL 2000, ALCUNI DATI SONO CERTI: l’estendersi della diocesi, la dispersione dei cristiani in una città, che sempre più fa a meno di Dio, il diminuire del numero dei preti, la difficoltà di costruire e mantenere parrocchie come le attuali.

Quali le prospettive?

A) Prospettiva clericale: continuare ad assicurare ad ogni costo “essenziale”: Messa e Sacramenti.

Per risparmiare i preti, sempre più preziosi, si dovranno distribuire sacramenti sempre più sbrigativi e messe sempre più di massa. Si dovrà ricorrere alla messa per TV, un super prete per ogni rete TV, o si dovranno importare preti dal terzo mondo.

B) Prospettiva del Corpo Mistico: preoccuparsi piuttosto della vitalità della Chiesa, dell’autenticità di ogni cristiano e di ogni sacramento, valorizzare i doni, moltiplicare i ministeri, decentrare le responsabilità, moltiplicare le parrocchie e le assemblee domenicali magari anche senza prete, ma comunità locali di cristiani membra vive di Cristo che in quel luogo si è incarnato. Allora i ministeri oltre che rendere viva la Chiesa saranno la fonte dei preti cioè il seminario del 2000, perché la funzione crea l’organo.

PARROCCHIA S. AGAPITO – RIEPILOGO DEL BILANCIO 1978

ENTRATE

Offerte nelle Messe 6.419.850

Varie

(utile di “famiglia cristiana”) 285.000

Entrate a disposizione della Parrocchia 6.704.850

Entrate per c/o terzi

(Per i poveri, per il seminario, le nuove

Chiese, le missioni) 1.520.000

TOTALE 8.224.850

USCITE

Per la Comunione

(2% delle entrate al Vescovo,

3% ad un’opera del 3° Mondo) 335.130 (5%).

Al Diacono per i poveri 1.460.000 (22%)

Per immobili

(fitto del terreno) 624.000 (9%)

Per mobili

(acquisti e manutenzione) 1.036.850 (16%)

Assicurazione e vigilanza

dei locali della Chiesa 73.900 (1%)

Servizi (acqua, luce, riscaldamento) 350.220 (5%)

Ufficio, sacrestia, culto,

pastorale, catechismo 1.305.150 (19%)

Per i Preti (contributi

personali, Inam, Inps) 911.650 (13%)

Per una dipendente addetta

alle pulizie (salario, 13^, ferie,

liquidazione, Inam, Inps:

per due ore settimanali) 328.550 (6%)

6.425.450

Resto in cassa al 31/12/78 279.400

Totale delle uscite a discrezione

della Parrocchia 6.704.850

Uscite per c/o terzi 1.520.000

 

TOTALE 8.224.850