Lettera 19 (Prima Serie)

Agli amici

Cari amici,

con questo numero di “La tenda” vogliamo riprendere il discorso sul lavoro dei minori che abbiamo avviato con una prima introduzione , nella lettera n. 16 di dicembre 1970- gennaio 1971. Riportiamo i risultati di una piccola indagine svolta in una Parrocchia di Roma, con l’intenzione di fornire alcuni ulteriori elementi per un approfondimento del problema.

Purtroppo quando ci si accosta a drammi come quello che stiamo esaminando, la prima dolorosa esperienza che ci si trova puntualmente a fare è quella della carenza di dati specifici e dettagliati. Anche gli organi pubblici più direttamente interessati ci sembra dimostrino una ben scarsa attenzione a fatti tanto gravi di malcostume sociale, come lo sfruttamento del lavoro dei minori. Lo stesso rumore fatto recentemente sulla stampa ad opera del Ministero del Lavoro attraverso la rivelazione di alcune sommarie cifre, che lasciano intravedere tutta la gravità del fenomeno, non sembra abbia avuto un seguito operativo, visto il silenzio in cui è piombata tutta la faccenda.

D’altra parte siamo rimasti scandalizzati nell’apprendere che l’Ispettorato del lavoro copre addirittura col segreto d’ufficio i dati che viene ad acquisire nel corso delle ispezioni e sopralluoghi nelle aziende e fra essi, quelli riguardanti i minori. Questo ci ha dato la misura del disinteresse degli organi dello Stato nei riguardi di una reale partecipazione popolare alla soluzione dei più importanti problemi della società.

Nello stesso tempo questa constatazione ci ha ulteriormente spinto ad interessarci di quanto avviene nella nostra città in merito al lavoro dei minori e ci ha posto dinanzi a tutta la nostra responsabilità di cristiani per il perdurare di una pesante situazione di sfruttamento. E non si tratta certo di una responsabilità che investe solo coloro che, in quanto commercianti, artigiani, proprietari di piccole industrie, di ristoranti e di alberghi, impieghino minori, allo scopo di risparmiare sui costi di lavoro e di evadere dalle assicurazioni sociali, con ampie possibilità di reperimento e di ricambio. Tutti siamo coinvolti, senza giustificazioni, in questo scandalo, dal momento che accettiamo l’assetto della città così com’è, beneficiando dei frutti di questi come altri tipi di schiavitù profondamente ramificati nel tessuto sociale.

 

Per questo è necessario che certi fatti vengano fermamente denunziati, affinché non ci si possa continuare a trincerare dietro l’ignoranza o l’errata conoscenza della realtà e si sia posti chiaramente dinanzi ad una scelta esplicita tra giustizia ed oppressione.

La situazione tragica di migliaia di ragazzi che, come quelli che abbiamo intervistati, lavorano per salari di fame, con orari massacranti, senza libretto di lavoro, senza garanzie sanitarie, deve scuoterci dal torpore in cui siamo immersi. Questi ragazzi sono destinati ad ingrossare le file del sotto-proletariato urbano, da sfruttare nei lavori più umili e peggio retribuiti per tutta la loro vita; sono destinati a rimanere perennemente schiavi di quell’ignoranza cui li condanniamo, defraudandoli delle occasioni di crescita culturale cui avrebbero diritto; sono destinati a popolare eternamente la periferia urbana, ove oggi sono già per la maggior parte relegati, in povere abitazioni che ben poco hanno di questo nome.

Se vogliamo impedire che questo continui ad accadere, se vogliamo essere restauratori di giustizia, è necessario che prendiamo posizione, che ci impegnamo di persona per creare le condizioni basilari per uno sviluppo sociale diverso, che scopriamo il valore della partecipazione a tutti i livelli. Per questo continueremo a rendere il nostro servizio di documentazione sul lavoro dei minori, pur se modesto, con la speranza che diventi anche esso occasione di maturazione e di impegno. E ci auguriamo che nelle comunità cristiane della nostra città cresca la consapevolezza per queste terribili situazioni che vedono continuamente mortificato e calpestato l’uomo.

Nella “città terna” che tante risorse economiche trae dal turismo, accade ogni tanto di sentir parlar di pastorale del turismo. Si fanno anche dei bei convegni, ove si disserta sul modo di favorire un incontro tra i moltissimi visitatori stranieri e la città, nella sua dimensione religiosa. Forse sarebbe più opportuno adoperarsi per favorire un incontro dei romani con la loro città, nei suoi risvolti più tristi, rompendo la congiura dell’indifferenza e della complicità incosciente. E se è importante che tanti cristiani provenienti da ogni parte del mondo si incontrino col Vescovo di Roma, è altrettanto importante che essi possano incontrare l’uomo, quel povero uomo sfruttato che è Cristo anche egli. Senza saperlo essi contribuiscono a sfruttarlo, presi nella spirale di quel turismo che a Roma ed altrove costruisce le sue forme sui bassi salari, sulla precarietà del rapporto di lavoro e sullo sfruttamento dei minori.

Vi salutiamo fraternamente

gli amici di “La Tenda”

 

Inchiesta Sul Lavoro Dei Minori

La zona nella quale è stata svolta l’indagine è il comprensorio della Parrocchia di S.Clemente Papa, nel quartiere di Monte Sacro. Tale comprensorio è delimitato da un lato dal fiume Aniene e dai restanti tre lati dalle seguenti vie o piazze: Piazza Conca d’Oro, Via Val di Cogne, viale Tirreno, Piazzale Ionio, via dei Prati Fiscali fino all’incrocio con via Conca d’Oro.

In tale zona, in posizione semi periferica, vivono circa 7.000 famiglie, per un totale di circa 25.000 persone, a prevalente reddito impiegatizio.

Le aziende esistenti nella zona, circa 800, sono quasi tutte, tranne qualche grosso emporio alimentare e qualche cantiere edile, a conduzione semifamiliare. Praticamente inesistenti gli uffici ( vi sono due banche, nessun ufficio postale); nessun ospedale o clinica, una scuola elementare. Complessivamente sono stati rintracciati ed interrogati 25 ragazzi lavoratori fino ad un massimo di 15 anni: presumibilmente il loro numero effettivo è di 30-35. Non è stato possibile interrogare tutti i ragazzi o perché in alcuni casi si sono rifiutati di rispondere, oppure per la presenza costante dei datori di lavoro; infatti in tale caso si è preferito non interrogare i ragazzi, poiché due anni fa, in occasione di un’analoga inchiesta, alcuni ragazzi sono stati successivamente licenziati dai datori di lavoro che raramente rispettano le leggi in materia (certificato medico; libretto di lavoro; turni di riposo settimanale e giornaliero etc…).

Secondo l’età i ragazzi possono essere così catalogati:

  • 11 di 15 anni
  • 10 di 14 anni
  • 3 di 13 anni
  • 1 di 12 anni
  • 1 ragazzo ha 12 anni
  • 4 ragazzi hanno 14 anni
  • 3 ragazzi hanno 15 anni

7 ragazzi lavorano da 2 anni:

  • 1 ragazzo ha 13 anni
  • 3 ragazzi hanno 14 anni
  • 3 ragazzi hanno 15 anni

3 ragazzi lavorano da 3 anni ( tutti hanno 15 anni)

3 ragazzi lavorano da 5 anni:

  • 2 ragazzi hanno 14 anni
  • 1 ragazzo ha 15 anni

4 ragazzi non hanno risposto:

  • 2 ragazzi di 13 anni
  • 1 ragazzo di 14 anni
  • 1 ragazzo di 15 anni

Alcuni hanno svolto diversi lavori, restando comunque sempre nel genere e senza grossi cambiamenti.

Per quanto riguarda l’occupazione del padre di questi ragazzi, le risposte sono state le seguenti:

  • 6 lavorano come operai (in genere edili)
  • 1 come falegname
  • 1 come idraulico
  • 1 come fornaio
  • 2 come carpentieri
  • 1 come commesso
  • 1 come agricoltore
  • 1 è disoccupato
  • 1 è pensionato delle FF.SS.
  • 3 sono deceduti
  • 7 ragazzi non hanno risposto.

Solo 5 ragazzi hanno detto che la loro famiglia è originaria di Roma.

  • 10 famiglie vengono dal Sud o dalle isole
  • 2 famiglie vengono dal Centro
  • 8 ragazzi non hanno risposto alle domande

I nuclei famigliari variano la composizione dalle 2 alle 13 persone:

  • 7 nuclei fino a 4 persone
  • 4 nuclei fino a 6 persone
  • 7 nuclei più di 6 persone
  • 7 ragazzi non hanno risposto.

Appendice

Per un confronto sono stati interrogati anche altri 14 ragazzi con un età compresa tra i 16 ed i 18 anni ( 5 di 16 anni, 4 di 17 anni, 5 di 18 anni). Solo 3 hanno conseguito la III media, 1 ha la II media, 6 hanno la I media e 4 la V elementare.

5 hanno interrotto gli studi per mancanza dimezzi, 9 per scarsa volontà in rapporto alle condizioni economiche della famiglia. 4 abitano nella zona e 4 fuori ( 3 al Tuffello, 3 in altre zone di Montesacro, 1 a Torsapienza, 1 vicino al Raccordo Anulare) 1 ragazzo non ha risposto, 1 risposta è indecifrabile.

4 ragazzi lavorano presso coiffeurs per signora, 3 presso bar, 2 presso autofficine, 2 presso alimentari, e 1 rispettivamente presso un vinaio, presso una tipografia e presso una macelleria. In merito alle mansioni loro affidate 3 non hanno risposto (2 presso coiffeurs, 1 presso alimentari) 4 hanno detto di essere garzoni, 2 meccanici, 2 apprendisti, 1 parrucchiera, barista, commesso. 3 lavorano più di 8 ore al giorno, 3 più di 10 ore, 8 non hanno risposto in merito all’orario. 7 hanno il libretto, 6 non lo hanno, 1 non ha risposto, 5 hanno il certificato medico, 6 no, 3 non hanno risposto.

Da un anno o meno lavorano 3 ragazzi (2 di 16 e 1 di 17), da 2 anni 3 ragazzi (1 di 16, 2 di 17), da 4 anni 2 ragazzi (1 di 17, 1 di 18), da 5 anni 1 ragazzo (di 18 anni), 1 non ha risposto in merito.

Anche qui chi ha cambiato lavoro non ha mutato tipo. I padri possono essere così suddivisi:

  • 4 operai
  • 1 arrotino
  • 1 pensionato
  • 1 pittore
  • 1 barman
  • 1 falegname
  • 1 disoccupato
  • 1 lavoro saltuario
  • 1 è orfano
  • 2 non hanno risposto.

5 famiglie sono di Roma, 6 originarie del Sud o delle isole, 3 non hanno risposto. I nuclei famigliari vanno dalle 2 alle 8 persone ( 3 di 4 persone, 6 tra le 4 e le 6, 4 più di 6 persone, 1 non ha risposto).

Un’Iniziativa Di Laici Romani Per Una Fattiva Comunione Col Loro Vescovo, Paolo Vi

I nostri lettori ricordano certamente che nel maggio scorso un numeroso gruppo di coppie cristiane venne in pellegrinaggio a Roma da ogni parte del mondo. Erano i membri di un Movimento di spiritualità coniugale, le Equipes Notre-Dame, che da qualche anno si è diffuso ed ha messo radici anche a Roma.

In quell’occasione le coppie romane del Movimento provarono un senso di disagio. Esse, che soprattutto nelle équipes avevano imparato a vivere la fede in comunità, avvertirono un contrasto radicale tra questa loro esperienza di chiesa e un tipo di manifestazione religiosa che, quand’anche non sia ridotta a pura esteriorità trionfalistica, presuppone e conferma tuttavia la separazione che purtroppo sussiste tra il Papa e la comunità locale di cui è membro e pastore.

Così, le coppie romane presero insieme conoscenza che bisognava fare qualche cosa per recuperare il senso vero dell’universalità della Chiesa.

Fu inviata una lettera di saluto ai pellegrini- che riportano di seguito a questa nota- in cui si cercava di partecipare l’esigenza maturata. Inoltre si colse l’occasione di alcuni incontri tra coppie di équipes diverse per proporre uno scambio di esperienze che non si limitasse alla sfera della spiritualità coniugale, ma fosse un atto di comunione tra membri di diverse chiese.

Questi tentativi, pur modesti, non sono rimasti senza risposta. Tra l’altro una lettera inviata da un gruppo di èquipes francesi, alla vigilia del loro ritorno di patria, ci sembra particolarmente significativa di un sentire comune che va diffondendosi nella chiesa:

“Cari amici delle Equipes di Roma,

non vogliamo lasciare la vostra città senza esprimervi la nostra gratitudine per l’accoglienza che ci è stata riservata.

Sarebbe piaciuto anche a noi avere con voi ampie possibilità di dialogo; ma coscienti della vostra partecipazione alla preghiera comune, senza conoscervi, abbiamo avuto la gioia di incontrarvi sui marciapiedi della stazione e sui sagrati delle vostre basiliche. Questa duplice azione non meno che la vostra lettera di benvenuto sono state per noi la testimonianza della vostra amicizia fraterna.

“ Fu così che arrivammo a Roma. I fratelli di questa città, informati del vostro arrivo, ci vennero incontro.”

Ripartiremo domani, infinitamente ricchi delle parole del vostro Vescovo, papa Paolo VI, portando nei nostri cuori la certezza del dono di Dio, che a nostra volta abbiamo ricevuto nella vostra città…”

Pensiamo che questa esperienza possa suggerire feconde riflessioni ai cristiani di Roma che vogliano operare per la rinascita della loro chiesa.

 

 

Carissimi,

le Equipes del settore di Roma Vi porgono il loro fraterno e cordiale benvenuto.

Voi convenite a Roma da ogni parte del mondo recando la ricchezza delle vostre esperienze di vita cristiana ed anche il fardello delle vostre difficoltà e dei problemi della Chiesa dei Vostri Paesi.

Il pellegrinaggio, per ciò stesso, avrebbe potuto essere anche un incontro di voi tutti con quella parte del popolo di Dio che vive a Roma ed ognuno di voi avrebbe potuto dire con l’Apostolo Paolo: “desidero vedervi per comunicarsi qualche dono spirituale affinché possiate essere confermati, o meglio, perché trovandomi tra voi ci si possa eccitare a vicenda per mezzo della fede vostra e mia”.

Per il nostro esiguo numero noi non possiamo pretendere di avere con Voi quegli incontri che pure abbiamo desiderato e tuttavia, poiché stiamo ora scoprendo la particolare responsabilità di appartenere a questa Chiesa di Roma, vorremmo che in qualche modo questa occasione unica non passasse inutilmente.

Voi convenite a Roma portatori dei valori cristiani, dell’esigenza e delle difficoltà della famiglia, comunità base della intera comunità ecclesiale. Anche su questi argomenti avremo dovuto avere con voi un’ampia possibilità di dialogo.

Voi convenite a Roma per incontrarvi con il Papa nostro Vescovo. Ogni Vescovo e quello di Roma in modo speciale, perché “perpetuo e visibile principio e fondamento dell’unità, deve poter sentirsi continuamente arricchiti dal contributo delle esperienze, delle riflessioni, in una parola, dalla crescita della sua Chiesa.

Questa presa di conoscenza ci ha indotto a ritenere nostro preciso dovere quello di essere più aperti e più sensibili di quanto non lo siamo stati sin ora a tutto ciò che in questa funzione di arricchimento può venire da ogni parte del mondo.

Il nostro arrivo ci appare, perciò, come dono di Dio.

Di questo dono, certo, non potremo cogliere tutti i benefici dai pochi incontri che potremo avere con voi qui a Roma, ma ci auguriamo che, tornati ai vostri Paesi, continuerete a farci giungere il vostro aiuto spirituale e le vostre esperienze, affinché la comunità cristiana di Roma sia degna della speciale funzione del suo Vescovo e la Chiesa Universale di cui questi è il Pastore cresca in Cristo “come corpo tutto intero, grazie a tutti i legami che danno coesione e unità e mediante l’attività propria di ciascuno dei Suoi organi”.

(seguono le firme)